Gentile Consigliera di Stato, Gentili Consiglieri di Stato, colleghe e colleghi,
il rapporto di maggioranza che respinge l’iniziativa cantonale intitolata “Aboliamo la Legge federale sul collocamento e vietiamo il prestito di personale da parte di società private e a scopo di lucro”, depositata proprio ho due anni fa, il 19 ottobre 2020,nello sviluppo delle sue osservazioni ammette non solo implicitamente ma anche esplicitamente la pertinenza della problematica.
In effetti, nelle sue conclusioni, il rapporto utilizza due frasi concessive inequivocabili, attraverso le quali – cito – “prende atto del costante aumento dei lavori interinali e delle rispettive ore lavorate” e che l’iniziativa ha “il merito di far parlare di una situazione e di una tendenza che si sta sempre più sviluppando in modo negativo nel mercato del lavoro odierno”.
Ma non basta. Questa volta, non limitandosi a delle frasi subordinate, ma con due vere e proprie affermazioni forti, dichiarache – cito letteralmente – “i numeri sono eloquenti e destano particolare preoccupazione” e “l’eccessivo utilizzo che oggi viene fatto del personale delle agenzie di prestito è in alcuni casi destabilizzante per il mercato del lavoro”.
È del tutto evidente che, di fronte a un’ammissione così esplicita della criticità della situazione riguardante il mondo del lavoro inTicino, invitare semplicemente a respingere l’iniziativa, senza immaginare e valutare nuove ipotesi e nuovi scenari possibili,limitandosi alla conservazione dello status quo, non può assolutamente bastare.
Di più! L’espressione piuttosto infelice e persino un po’ truculenta del “buttare il bambino con l’acqua sporca” appare di conseguenza piuttosto affrettata e semplicistica, soprattutto se, di fatto, non si intende entrare nel merito della proposta effettiva,respingendola esclusivamente sulla base di una difesa della situazione attuale, giudicata comunque insoddisfacente.
È quindi palese, già dal punto di vista argomentativo, la contraddizione fra l’ammissione della pertinenza e della gravità della problematica e la debolissima conclusione che si limita a“esortare”, in modo eccessivamente vago, la pubblica amministrazione e il settore para-pubblico a “limitare il ricorso al personale interinale” e a “invitare” il Consiglio di Stato a “rendere più agevole il processo di istanza di obbligatorietà generale (DFO) dei CCL, cercando inoltre di favorirne il successo”.
Capite bene, care colleghe e cari colleghi, che, pur non entrando ancora nei dettagli riguardanti il rispetto per le persone coinvolte, se consideriamo i dati numerici oggettivi (un aumento, dal 1998 al 2022, degli interinali in Ticino del 368%, con un relativo incremento delle ore del 638%) e le ammissioni stesse del rapporto di maggioranza, decidere semplicemente di conservare l’esistente e rinunciare ad agire, limitandosi a due vaghi auspici, è molto sconfortante.
Una lettura attenta del rapporto di maggioranza ci permette di notare come questa difesa acritica del sistema in vigore siadelegata quasi esclusivamente (vedi punto 4.) all’associazione di categoria Swissstaffing, senza una consultazione alternativa che ipotizzi uno scenario nuovo, che sappia combattere e arginare la piaga in espansione del lavoro precario.
Il rapporto della minoranza commissionale – che invitiamo a sostenere – e le parole di Beppe Savary forniscono una confutazione degli argomenti ottimistici di Swissstaffing e, quindi, del rapporto di maggioranza.
Il Ticino è il cantone che più di tutti ha subìto un incremento percentuale del lavoro a termine, sia in cifre assolute di lavoratori, sia nel numero di ore effettuate. L’attenzione dovuta ai lavoratori e alle lavoratrici che chiedono protezione, i dati oggettivi e la situazione complessiva del mondo del lavoro giustificano quindiun’iniziativa cantonale in tal senso.
A questo proposito, ci saremmo aspettati – e in una certa misura, forse sbagliando, ci aspettiamo ancora – delle posizioni meno conservatrici da parte di colleghi e colleghe che del lavoro sindacale e dei temi legati al lavoro in Ticino fanno la loro bandiera.
Siamo fermamente convinti che combattere concretamente “il prestito di personale da parte di società private e a scopo di lucro”,con coraggio umano, etico e politico, sia anche un simbolo attivo della “necessità di lanciare un segnale chiaro contro il precariato”e contro quella che il sociologo e filosofo Zygmunt Bauman, nel suo “La solitudine del cittadino globale” (del 1999), chiama “l’economia dell’insicurezza”.
Chi ha a cuore le condizioni di chi lavora e di chi cerca un lavoro sa bene quanto questo tema sia importante e decisivo per la società nel suo complesso, anche per quanto riguarda gli aspetti della “ricattabilità” rispetto alla difesa dei propri diritti sindacali e del “dumping sociale”.
La precarietà non agisce soltanto su chi ne è direttamente toccato, ma indirettamente anche su tutti gli altri, per il timore che suscita,a causa delle metodiche strategie di precarizzazione, a cominciare dal culto della “flessibilizzazione”, che abbiamo imparato a conoscere come ispirata da ragioni politiche ed economiche.
A questo proposito, uno dei più importanti sociologi della seconda metà del secolo scorso, Pierre Bourdieu (1930-2002), nel suo “Oggi la precarietà è dappertutto”, in “Contre-feux“ (1997), afferma:
“Iniziamo a sospettare che la precarietà sia il prodotto non di una fatalità economica, identificata con la famosa mondializzazione, bensì una volontà politica. […]
La precarietà infatti s’inserisce in una modalità di dominio di nuovo genere, fondata sull’istituzione di uno stato generalizzato e permanente di insicurezza che tende a costringere i lavoratori alla sottomissione, all’accettazione dello sfruttamento. […]
Mi sembra quindi che ciò che viene presentato come un regime economico gestito dalle leggi flessibili di una sorta di natura sociale, sia in realtà un regime politico che può instaurarsi solo con la complicità attiva o passiva dei poteri specificamente politici”.
…
Lo sappiamo perfettamente: il primo rimprovero che i lavoratori e le lavoratrici interinali rivolgono a questa forma di assunzione è il suo carattere precario: è “l’insostenibile amarezza dell’essere precari”, che, anche a causa del suo carattere sempre più spesso “non scelto” e “provvisorio”, provoca malessere per l’insicurezza economica e per una discriminazione che a sua volta genera l’impossibilità di pianificare un proprio futuro.
Per fornire un solo esempio fra i tanti possibili, nel campo della costruzione il rischio di incidenti sul lavoro per gli impiegati di questa categoria è accresciuto. Più in generale, è accresciuta anchela disparità di trattamento per quanto riguarda l’accesso alla pensione anticipata, poiché i lavoratori e le lavoratrici spesso sono rinviati alla disoccupazione alla minima diminuzione delle ordinazioni.
In sintesi.
Per il rapporto di minoranza “le agenzie interinali hanno pesantemente contribuito, negli ultimi vent’anni, a peggiorare il clima di lavoro e i salari nel Canton Ticino, al punto che possono diventare il maggiore simbolo della gravissima e preoccupante precarizzazione che c’è stata.
Una precarizzazione che ha reso il lavoro meno sicuro e più povero, che ha di conseguenza fatto esplodere i costi del sociale, che ha spinto moltissimi giovani a cercarsi un futuro meno peggiore lontano dal Ticino.”
I dati accertati del Canton Ticino, cresciuti molto di più che nel resto della Svizzera, la precarizzazione diffusa, con i problemi sociali, economici e demografici che ne conseguono, ci impongono la necessità di messaggi forti e soluzioni incisive.
Per la collettività dobbiamo fare in modo che non vincal'”economia politica dell’insicurezza”, quella che fa sì che le difesesindacali vengano smantellate e smobilitate.
Dobbiamo arginare la perversione del lavoro “flessibile”, quello per cui è sempre facile licenziare i lavoratori a piacimento e senza indennizzo.
Dobbiamo fare in modo, anche attraverso strumenti legislativi, che l’azione solidale in difesa dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, per dirla con Bauman, non “assomigli sempre più a un’utopia”.
Per i motivi addotti, a nome del gruppo PS-GISO-FA, mi permetto di invitare il Parlamento a respingere il rapporto di maggioranza e ad approvare il rapporto di minoranza a sostegno dell’iniziativa cantonale IC67 del 19 ottobre 2020.
Vi ringrazio moltissimo per l’attenzione.