Gentile Presidente, Gentili Consiglieri e Consigliera di Stato, care colleghe e cari colleghi,
tra gli “obiettivi sociali”, all’articolo 41, la Costituzione federale stabilisce che, a complemento della responsabilità e dell’iniziativa private, la Confederazione e i Cantoni si adoperano affinché ognuno possa trovare, per se stesso e per la sua famiglia, un’abitazione adeguata e a condizioni sopportabili.
In effetti, il capoverso 1 dell’articolo 109 così recita: “La Confederazione emana prescrizioni contro gli abusi nel settore locativo, in particolare contro le pigioni abusive, nonché sull’impugnabilità di disdette abusive e sulla protrazione temporanea dei rapporti di locazione”.
Nonostante questo principio vincolato nella Costituzione, lo scorso 29 settembre il Parlamento federale ha adottato alcune modifiche del Codice delle obbligazioni in merito al diritto dilocazione (in particolare gli articoli 261, 262 271a, 272 e 291) che vanno proprio nella direzione opposta.
Tutto ciò è molto preoccupante, anche perché questo è avvenuto malgrado la posizione contraria del Consiglio federale e dello stesso ministro dell’economia Guy Parmelin, in rappresentanza del dipartimento di sua competenza; un elemento questo che il rapporto di maggioranza presentato al nostro Gran Consigliovolutamente ha sottaciuto.
Il rapporto di minoranza, che sostiene le iniziative cantonali IC90 e IC91 del 16 ottobre 2023, volte ad abrogare le modifiche decise dal parlamento federale (Diritto di locazione: sublocazione e Diritto di locazione: disdetta per bisogno personale), nelle sue argomentazioni è pertinente, esaustivo e ragionevole, e non si discosta – e questo è un punto su cui vi invito a riflettere – dalla posizione dell’esecutivo federale, che aveva raccomandato la non entrata in materia.
Per quanto riguarda il primo oggetto (sublocazione), la posizione del Consiglio federale era molto chiara. Riteneva che non si giustificassero disposizioni più restrittive; che quelle propostefossero sproporzionate e che avrebbero provocato un aumento del carico amministrativo, sia per i locatori sia per i locatari.
Considerato che il problema invocato dai promotori era quello degli eventuali abusi, il governo sosteneva che il diritto in vigore già offriva la possibilità di lottare contro di essi senza ulteriori modifiche, perché già prevedeva e prevede, ad esempio, la necessità del consenso del locatore per ogni sublocazione; un consenso che già poteva essere rifiutato alle condizioni fissate dalla legge in vigore.
Per quanto riguarda il secondo oggetto (disdetta per bisogno personale), il Consiglio federale pure era stato chiarissimo nel raccomandare di respingere il progetto, intravedendo in questa proposta – sentite bene! – un attentato all’equilibrio fra gli interessi delle due parti del contratto di locazione.
Per il governo le disposizioni in vigore che reggevano il congedo per “bisogno proprio” prevedevano già la possibilità di disdire il contratto in caso di “bisogno urgente”. Del resto – sempre secondo il Consiglio federale e lo stesso Guy Parmelin – le statistiche delle procedure di conciliazione non indicano nessuna necessità di prendere delle misure in materia, perché, nella maggioranza dei casi, le parti pervengono a un accordo prima dell’apertura di una procedura giudiziaria.
Allora – mi chiedo – perché questa discrepanza? Quali sono le ragioni di tanta ostinazione nel proporre in modo reiterato misure come queste – apparentemente di poco conto – anche contro il parere delle associazioni che rappresentano gli inquilini e dello stesso Consiglio federale?
Se ci pensiamo bene e osserviamo i fatti in modo un pochino più ampio, in realtà, questa situazione non è affatto sorprendente, poiché nelle intenzioni dei potenti gruppi di interesse c’è ben altro rispetto agli obiettivi dichiarati: c’è la volontà del tutto evidente di indebolire progressivamente i diritti conquistati dai locatari, a tutto vantaggio dei locatori – in particolare dei grandi proprietari immobiliari – che intendono godere della più ampia libertà di movimento per ottenere il massimo profitto e ciò – aggiungiamo noi – in un momento di particolare difficoltà per le economie domestiche, soprattutto nel nostro cantone.
I dati sono recentissimi. In Svizzera lo scorso mese di ottobre gli affitti per le abitazioni nuove o riaffittate sono cresciuti su base mensile dello 0.4%, ma in Ticino e nei Grigioni (+ 0.7 e + 1.5) la crescita è stata nettamente superiore al dato nazionale. Su base annua, secondo lo studio del portale Homegate, in collaborazione con la Banca cantonale di Zurigo, particolarmente forte è la progressione nel canton Zurigo (+ 6.3%) e nei Grigioni (+ 5.2%). In Ticino è del 3.7. Per quanto riguarda le città a Lugano del 4%, a Ginevra del 4.3% a Zurigo del 10%.
C’è però ancora un aspetto rilevante che non dobbiamo dimenticare. Formalmente la legge sull’alloggio presenta alcuniaspetti positivi. In effetti, secondo la legge, i locatori possono incassare dei redditi locativi per coprire tutte le spese e ottenere un rendimento limitato. Se questo è vero da un punto di vista teorico, nella pratica (secondo uno studio esterno commissionato dall’Associazione Svizzera degli Inquilini, frequentemente citato), in questi ultimi 15 anni i locatari hanno pagato ben 80 miliardi in eccesso, a causa di rendimenti locativi abusivi.
Però c’è di peggio! Una sentenza del Tribunale federale a proposito del “rendimento limitato” menzionato nella legge, ha stabilito che il limite di riferimento dell’1.5% può essere ormai superato. E di questa brutta notizia per gli inquilini dobbiamo tenere conto nella nostra valutazione complessiva e nelle risposte politiche che siamo chiamati a mettere in campo.
Se consideriamo la situazione attuale, assistiamo, infatti, da una parte a una violazione continua del diritto e, dall’altra, a un’interpretazione del diritto di locazione sempre favorevole per le lobby immobiliari e – come se non bastasse – siamo pure messi di fronte a un attacco politico pianificato di queste stesse lobby contro i locatari.
Con una strategia costante e ben orchestrata, con almeno quattro iniziative parlamentari, si tenta, dapprima, di indebolire il diritto di locazione e poi, immediatamente dopo, di inserire delle basi legali per l’ottenimento di affitti ancora più alti. Il primo passo è stato compiuto in questa sessione d’autunno, con l’ottenimento dell’approvazione da parte del Parlamento federale – ma contro il parere del Governo – delle due misure di cui stiamo parlando e che chiediamo di abrogare.
Sta a noi difendere i diritti acquisiti dei locatari – che nel 2020 rappresentavano già il 61% delle economie domestiche – attraverso i due referendum che sono stati lanciati a livello nazionale dall’Associazione Svizzera degli Inquilini e con l’approvazione delle due iniziative cantonali in discussione oggi.
Vale perciò la pena, alle ragioni addotte dal Consiglio federale, ribadire o sottolineare un paio di aspetti.
Per gli articoli 262 e 291 (sublocazione).
Secondo la legge in vigore la sublocazione è un diritto acquisito dei locatari, ma già oggi è comunque indispensabile l’accordo del locatore. Di fatto le modifiche approvate prevedono l’introduzione di una serie di motivi arbitrari per il rifiuto unilaterale di una sublocazione. Ormai i locatari potrebbero essere messi alla porta anche in caso di leggeri “vizi di forma” nella pratica dellasublocazione e praticamente senza preavviso!
Per gli articoli 261, 271a e 272 (disdetta per bisogno personale).
Questo secondo elemento della revisione mira in modo del tutto evidente a restringere la protezione dei locatari in caso di disdetta del contratto per “bisogno proprio del locatore”. In futuroquesto “bisogno” non dovrà più essere “urgente”. La nuova formulazione va quindi ad alterare l’equilibrio degli interessi di cui si teneva abitualmente conto, favorendo in ogni caso gli interessi del locatore.
Da sempre il “bisogno proprio” è utilizzato come pretesto per una disdetta. Lo scopo non dichiarato è quello di rimettere successivamente sul mercato l’appartamento a un prezzo più elevato. Con l’approvazione di questa modifica, questo abuso diventerebbe ovviamente ancora più facile. Persino dei locatari anziani che vivono da anni nel loro appartamento potrebbero essere messi sulla strada senza potersi appellare alla valutazione del “caso di rigore”.
Il piano delle lobby immobiliari e dei loro sostenitori è limpido e determinato: prima si espellono più facilmente i locatari e poi si aumentano gli affitti. Al fine di raggiungere questo secondo obiettivo – come abbiamo già detto – due altre iniziative parlamentari sono già ai blocchi di partenza. Queste nuove proposte mirano a rendere ancora più difficile la contestazione di un eventuale affitto “abusivo” o “non usuale in rapporto al quartiere”, iscrivendo de facto nella legge la logica degli “affitti di mercato”.
In una situazione così difficile per le persone e per le economie domestiche, confrontate con aumenti sempre più sconfortanti per la casa, la salute, l’energia, la mobilità, gli alimenti e i beni di prima necessità, in modo del tutto assurdo, la concatenazione di tutte queste misure non farà altro che accelerare la spirale degli aumenti degli affitti e ad aggravare la diminuzione del numerodisponibile di alloggi a prezzi abbordabili, per le famiglie, le persone sole e per i giovani e le giovani che lavorano o che studiano nelle nostre città svizzere!
Non possiamo non pensarci. Dobbiamo considerare il problema valutando la situazione del nostro cantone e quella complessiva del nostro Paese! E agire di conseguenza! Non possiamo dimenticare che gli affitti in Svizzera già da decenni sono esorbitanti e che, nelle maggiori città – dove i giovani e le giovani ticinesi si recano per studiare (io stesso sono uno di quelli) – gli appartamenti liberi e finanziariamente sopportabili stanno diventando introvabili.
Non dobbiamo accettare acriticamente dei regressi in questo ambito, indipendentemente dal partito che rappresentiamo. InConsiglio federale siedono sette ministri di quattro partiti diversi e demo-centrista è il ministro dell’economia, contrario alle due modifiche in questione! Non vedo perché questo parlamento non possa fare altrettanto!
Difendere gli inquilini e le inquiline da queste offensive è il minimo che si possa pretendere dalla politica, perché è urgenteinvertire questa tendenza perversa, facendo progredire e non regredire il diritto e il mercato dell’alloggio.
Le proposte ci sono e da anni! Le misure più urgenti sarebbero la messa in opera di un controllo regolare del rendimento locativo ammissibile, così come lo sviluppo rapido di strumenti di promozione della costruzione di alloggi di utilità pubblica utilizzando e promuovendo gli strumenti che sono già iscritti nella Costituzione federale.
A questo proposito, l’articolo 108, capoverso 1, è infatti molto esplicito nel dichiarare, fra i compiti della Confederazione, la promozione della costruzione di abitazioni e l’acquisto in proprietà di appartamenti e case per il fabbisogno privato personale, nonché l’attività di enti e organizzazioni dediti alla costruzione d’abitazioni a scopi d’utilità pubblica, prendendo in considerazione, in tale ambito, in particolare gli interessi delle famiglie, degli anziani, degli indigenti e dei disabili.
In sintesi.
Intervenendo una sola volta per entrambi gli oggetti, mi permetto di riassumere un paio di considerazioni importanti espresse nei due rapporti di minoranza, scusandomi già sin d’ora per l’eventuale ripetizione di alcuni concetti:
1. “Subaffitto”. In Svizzera gli inquilini (il 61% della popolazione), sono svantaggiati rispetto a chi abita in proprietà e devono pagare pigioni molto alte; le loro condizioni quadro dipendono dalla buona volontà di chi possiede le case in cui vivono.
Come abbiamo visto, le modifiche dell’art. 262 e dell’art. 291 del Codice delle obbligazioni “indeboliscono ulteriormente la protezione che gli inquilini hanno contro gli abusi dei proprietari e vogliono limitare fortemente il diritto alla sublocazione”. In caso di sublocazione, i proprietari e le proprietarie avrebbero in mano lo strumento per disdire i contratti di locazione, in toto, per una semplice formalità”.
È corretto ricordare che “anche se in Ticino la sublocazione è una pratica poco applicata, per molte e molti ticinesi è stata, è e sarà una realtà ben presente nel loro curriculum e nella loro vita di studentesse e studenti”.
Chiunque sia andato a studiare nelle città d’oltralpe sa quanto sia preziosa questa modalità abitativa. I giovani e le giovani (e le loro famiglie) sanno bene che la possibilità di trovare una camera in sublocazione è spesso una condizione inevitabile per intraprendere gli studi fuori dal Ticino o, per i locatari, per potersi permettere delle parentesi temporanee di studio o di lavoro (magari annuali o biennali) in altre università.
Va detto infatti che in quasi tutte le città scelte dalle e dagli studenti ticinesi per intraprendere i loro studi (ma anche di chi ci va per lavoro) vi è un’endemica carenza di alloggi, ed è solo grazie al diritto alla sublocazione – che questa modifica vuole limitare – se un certo numero di alloggi possono essere messi a disposizione dei giovani e delle giovani ticinesi.
2. “Bisogno personale”. Con la modifica in discussione si accorda maggior peso agli interessi delle e dei proprietari immobiliari che alle persone in affitto al momento della ponderazione degli interessi.
Come ben afferma il rapporto di minoranza, “la nuova norma aumenta le opportunità di simulare un bisogno personale. Le persone che sono proprietarie di casa che vogliono davvero vivere nel proprio bene immobiliare possono già oggi invocare il bisogno personale senza alcun problema. La prassi attualmente in vigore ha già dimostrato quanto sia difficile appurare se il proprietario o la proprietaria vivrà effettivamente nell’appartamento o se intende semplicemente riaffittarlo ad un prezzo più alto”.
Con questa revisione, la disparità di potere tra le due parti contraenti aumenterà. In caso di controversia, la situazione abitativa delle e degli inquilini, anche se precaria, non sarà più presa in considerazione.
Ci si deve ricordare che una disdetta del contratto di locazione ha spesso gravi conseguenze, soprattutto per gli anziani, le famiglie o le persone a basso reddito.
Per questo la modifica del diritto di locazione in oggetto non si giustifica, perché va a indebolire la protezione degli inquilini contro la disdetta facilitata del contratto per “bisogno proprio”, quando le disposizioni vigenti offrono già un margine di manovra sufficiente per le soluzioni concordate da entrambe le parti contraenti.
Per concludere.
Per esperienza diretta, giovani e meno giovani, sappiamo tutti che essere e abitare sono un tutt’uno. Questo vale per chi ha la fortuna di vivere in una casa propria e per chi vive in affitto in un appartamento.
Lo sanno bene le persone anziane che si affezionano al luogo di tutta un’esistenza e alle relazioni di una vita.
Lo sanno bene anche tutte le persone e le famiglie che hanno costruito tutto il loro percorso esistenziale in modo più mobile omeno sedentario: anche per loro, ogni tappa dell’abitare ha rappresentato o rappresenta qualcosa di sé e che rimane indelebile.
Nel suo “La poétique de l’espace” (1957) il filosofo francese Gaston Bachelard scrive: «La casa non si vive solamente giorno per giorno, sul filo di una storia, nel racconto della nostra storia:/ attraverso i sogni, le diverse dimore della nostra vita si compenetrano e conservano i tesori dei giorni antichi».
Se ci pensiamo bene, l’abitare rappresenta davvero l’azione propria dell’uomo che riflette e non subisce semplicemente la vita. L’uomo abita la casa – ha bisogno di una casa – proprio perché non si limita a subire l’esistenza e le fatiche del vivere. In questosenso “abitare” assume un significato più grande: il prendersi cura di sé, ma anche degli altri.
…
Care colleghe e cari colleghi,
per non lasciare che l’abitazione sia considerata soltanto come un oggetto di speculazione, ma come la vita e il corpo stesso delle persone, per i motivi addotti, a nome del gruppo PS-GISO-FA, vi invito a sostenere il rapporto di minoranza e con esso le iniziative cantonali IC90 e IC91, affinché sul merito siano le cittadine e i cittadini a potersi esprimere.
Vi ringrazio moltissimo per l’attenzione.