Lo scorso 6 giugno 2023 Cantone e Comunità tariffale Arcobaleno hanno comunicato che dal 10 dicembre, insieme ai cambiamenti di orario delle FFS, cambieranno (al rialzo) anche i prezzi di tutti i titoli di trasporto: i biglietti aumenteranno dell’8-9%, l’abbonamento annuale del 9-10%, quello settimanale e mensile del 3%. Gli aumenti annunciati andranno a colpire soprattutto i giovani e le giovani e le loro famiglie, così come tutte le persone, sempre più numerose, che ogni giorno usano i trasporti pubblici per il lavoro, lo studio e le loro necessità personali. La sera stessa, la collega Mattea David ed io abbiamo perciò inoltrato un’interpellanza urgente per chiedere al Governo totale trasparenza circa le reali ragioni di questa decisione inaccettabile e contraddittoria, esprimendo al contempo la necessità di una decisa inversione di tendenza.
Dalle dichiarazioni degli stessi responsabili della CTA si evince che, se gli utenti dovranno spendere dall’8 al 10% in più per biglietti e abbonamenti (anziché il comunque eccessivo 4-5%), sarà a causa del mancato versamento dei necessari 3-4 milioni da parte del Cantone, imbrigliato dai vincoli per il pareggio economico entro il 2025.
Questa situazione dimostra che, in barba a tutti gli spergiuri in difesa del “decretomorisoli”, a causa del mancato intervento dello Stato, si andrà – guarda un po’ – a “mettere le mani” proprio “nelle tasche dei cittadini”, con un vero schiaffo soprattutto alle giovani generazioni, i fruitori principali degli abbonamenti Arcobaleno.
In questo momento di crisi climatica e di rincari generalizzati, questa decisione è contraddittoria, perché rischia di vanificare gli importanti sforzi per aumentare l’uso dei trasporti pubblici e contrastare il sovraccarico del traffico stradale e l’inquinamento.
Non ce l’avevano raccontata giusta! Lo Stato non è un’economia domestica e non ne ha la stessa funzione. Ora il decreto inizia a stare stretto anche a molti politici, partiti e associazioni economiche che finalmente ne comprendono gli effetti sul potere d’acquisto e sugli investimenti.
Al termine di una recente conferenza di Coscienza svizzera a Bellinzona, il professor Remigio Ratti ha ricordato che sì, il popolo ha approvato in votazione il decreto, ma che in realtà sono alcuni partiti che l’hanno costruito e che hanno indotto – questa è la parola corretta – il popolo a votare in tal modo.Alle persone che siedono in Parlamento, senza distinzione alcuna, chiedo di riconoscere l’inadeguatezza delle misure di contenimento imposte dal decreto citato, affinché siano procrastinate o sospese. Propongo di sostituirlo idealmente con un Decreto Arcobaleno, un patto che permetta allo Stato, grazie a una più equa fiscalità, di esercitare appieno le sue funzioni contro le crisi in atto, identificando nei bisogni della gente comune il fine ultimo delle sue scelte politiche.
Articolo apparso il 17 giugno 2023 sul Corriere del Ticino.