Sono nato il 22 marzo del 2001 e studio italiano e filosofia all’Università di Losanna. Vivo fra Giubiasco e Morges e sono attinente di Acquarossa.
Mamma è Peul, di Dakar, senegalese-guineana, con radici nel Foutà-Djallòn, ai piedi del Monte Nimba, dove nasce il Niger. Papà è bleniese, originario di Leontica, sponda destra del fiume Brenno.
Gioco a calcio, vado a sciare, ai concerti, in montagna. Suono il pianoforte, soprattutto jazz, e sono monitore in alcuni campi estivi giovanili. Sono attivo nella direzione della Gioventù Socialista Svizzera, nel comitato della Gioventù Socialista Ticino, nel Coordinamento cantonale Sciopero per il Clima e nella “Commissione giovani” del Comune di Bellinzona.
“Cambia ciò che ti disturba” è il nostro motto.
Troppe cose mi disturbano, anzi mi indignano: povertà, emarginazione, disuguaglianze sociali ed economiche, violenza, assenza di rispetto per la dignità umana, sfruttamento di persone e paesi, arroganza e ignoranza al potere!
Ho visto l’avvento devastante di personaggi pericolosi come Trump e Bolsonaro, come Orbàn e Salvini; vedo derive autoritarie e razziste, rapide involuzioni dei Diritti Umani.
Assisto, anche da noi, a campagne subdole contro gli stranieri, utilizzati come pretesto per attaccare le conquiste sociali, anche degli stessi Svizzeri, solo per favorire ancor più i privilegi e la concentrazione della ricchezza. Brutta politica, brutta cultura: la destra non fa sconti!
La reazione c’è e viene soprattutto dai giovani e dalle donne: la giovanissima Alexandria Ocasio-Cortez e le donne negli Stati Uniti, gli studenti che protestano in Brasile contro lo smantellamento del diritto allo studio, gli scioperi per il clima, per i diritti delle donne, i lavoratori e le lavoratrici che difendono il pane e la dignità del lavoro! Per questo dobbiamo avere fiducia e costruire un nuovo progetto umano e civile che sappia dettare l’agenda politica, formulando proposte forti, concrete e innovative.
Enrico Berlinguer, alla fine degli anni sessanta, affermava: “Se i giovani si organizzano, si impadroniscono di ogni ramo del sapere e lottano con i lavoratori e con gli oppressi, non c’è più scampo per un vecchio ordine fondato sul privilegio e sull’ingiustizia”!
Avere qualcosa dentro, un istinto, una passione che ti obbliga a non sopportare nessuna ingiustizia, nessun sopruso, così come lo sfruttamento e la violenza in ogni loro forma, che ti fa incazzare quando qualcuno non trova o perde il lavoro, quando c’è inganno, indifferenza, mancanza di rispetto per la sofferenza: questo credo sia essere di sinistra. Il resto è solo egoismo.
Sandro Beretta, operaio e scrittore di Leontica, collaboratore de Il Lavoratore,che ha conosciuto emarginazione politica, emigrazione e malattia, in un suo racconto del 1955 “È nato in casa d’altri, Gesù”, ora in “L’aria dal basso”, scriveva:
Avevano un bel dire, che l’Aurelio aveva sbagliato tutto della vita; è così, quando si cerca di non vivere solo di se stessi e s’ha nelle vene sangue di chi ha sempre tribolato…
“I panni da lavare”, diceva mia madre. Ma quando si ha un figlio via per il mondo, sono solo i panni che contano?
Noi sapevamo però che tutto il resto era sottinteso, come un male ormai scontato da sempre.
Solo di rado, mia madre diceva ancora: “Sempre dentro di lì marabiente quel povero Aurelio”…
E allora, c’era tutta un’amara pietà nella sua voce; e il rancore della povera gente, per le cose che sfuggono al nostro potere e contro le quali non vale rivoltarsi uno alla volta.”
L’emigrazione, il dolore, l’emarginazione, l’amore, la politica, il paese e anche la pietà: in queste frasi c’è tutta la nostra storia e quella di chi nel mondo meriterebbe molto di più!
Sono tempi difficili ovunque, anche da noi: crisi ambientale, crisi del lavoro e crisi dei diritti umani. La destra nega l’emergenza climatica, osteggia la cooperazione allo sviluppo, non ha alcun rispetto per la dignità del lavoro e calpesta le libertà e i diritti di chi non è ricco. Con le sue parole aggressive o ingannevoli e le sue azioni unilaterali, attacca la democrazia stessa. Bisogna fermarla, con forza, convinzione e coraggio! Collettivamente.
Per questo è importante metterci la faccia, tutti, anche se giovanissimi: non per se stessi, ma per gli altri, per imparare a farlo ancor meglio in futuro.
Io ci proverò, ricordando sempre le parole che Amadou Hampâté Bâ, scrittore, storico e antropologo, nel suo romanzo “Amkoullel, l’enfant Peul” (1919) fa dire al vecchio saggio:
Sii sempre all’ascolto: tutto parla, tutto è parola, tutto cerca di comunicarci una conoscenza.
È un invito a vivere pienamente, guardando lontano, con uno sguardo ampio e fiducioso, sempre attenti al rispetto delle proprie molteplici radici, con umanità.
Yannick Demaria, 22.03.2001